L’intelligenza artificiale a scuola

L’AI è pronta. La scuola lo è?

L’intelligenza artificiale a scuola è già realtà. Ma chi la guida?

L’intelligenza artificiale a scuola non è più una novità. È una compagna di banco. Secondo una recente indagine di Skuola.net, il 68% degli studenti italiani la utilizza per compiti, ricerche e tesine. ChatGPT è diventato il nuovo alleato, ma anche il nuovo alibi. La vera domanda è: la scuola è pronta?

Il sistema educativo italiano si trova davanti a un bivio. Integrare l’intelligenza artificiale a scuola come strumento per potenziare l’apprendimento, o subirla come scorciatoia mentale. Solo il 52% dei docenti si dichiara realmente preparato a usarla (fonte: Censis). E mentre le linee guida tardano, molti insegnanti la temono, altri la ignorano, pochissimi la comprendono.

Negli Stati Uniti il cammino è più avanti. Il Georgia Tech ha creato “Jill Watson”, un assistente AI che risponde agli studenti nei forum di supporto, senza che nessuno si accorgesse della sua natura non umana. All’Università dell’Illinois, l’intelligenza artificiale viene impiegata per fornire feedback personalizzati e immediati, con un aumento dell’engagement fino al 30% (fonte: OECD 2023).

Anche in Italia si stanno muovendo i primi passi concreti: il Ministero dell’Istruzione ha lanciato una sperimentazione in 15 scuole, con l’obiettivo di introdurre tutor AI per supportare studenti in difficoltà, affiancare i docenti e testare percorsi personalizzati. In parallelo, reti scolastiche come quella del Friuli Venezia Giulia stanno lavorando a linee guida etiche sull’uso dell’intelligenza artificiale a scuola.

In Italia, l’uso dell’IA tra studenti e docenti è ormai una realtà diffusa: il 68% degli studenti che la utilizzano intende continuare a farlo anche in futuro, e il 65% la impiega per svolgere compiti e scrivere saggi. ChatGPT e strumenti simili sono percepiti come utili dal 54% degli studenti, che ne riconoscono l’impatto positivo sulla propria esperienza scolastica. Anche tra gli insegnanti, soprattutto i più giovani, c’è apertura verso queste tecnologie, viste come alleate per la didattica e la personalizzazione dell’apprendimento.

Ma la trasformazione non è solo tecnica. È culturale ed etica. La capacità di valutare l’attendibilità delle fonti, di distinguere una risposta generata da una compresa, di educare al dubbio – tutto questo resta umano. E resta il vero cuore della scuola. Come avverte il pedagogista Paolo Ferri: “I ragazzi rischiano di diventare esecutori di prompt, non pensatori.”

Un’altra sfida è quella territoriale. Le disparità digitali tra nord e sud, tra grandi città e piccoli comuni, tra istituti tecnici attrezzati e scuole secondarie di primo grado sottodotate, rischiano di creare una frattura profonda. L’intelligenza artificiale a scuola può accentuare queste differenze se non viene affiancata da investimenti strutturali e da una formazione sistematica degli insegnanti. Perché senza formazione, l’AI resta uno strumento neutro — o peggio: mal usato.

Ma ci sono voci contrarie. Come quella di Salvatore Giuliano, preside ed ex sottosegretario, che afferma: “L’AI può democratizzare l’apprendimento e valorizzare i talenti individuali, se usata con consapevolezza.” Una visione fiduciosa che trova conferma nei numeri: dove l’AI viene integrata con metodo, gli studenti partecipano di più, e i risultati migliorano.

Il vero rischio non è l’intelligenza artificiale. È l’assenza di visione. Senza una guida umana, l’AI può diventare una stampella comoda ma pericolosa. Una tecnologia neutra nelle mani sbagliate. O peggio: un alibi.

Né miracolo, né minaccia. Solo una responsabilità enorme.

L’intelligenza artificiale non salverà la scuola. Ma nemmeno la distruggerà. Sarà uno specchio. Rifletterà esattamente ciò che gli adulti sapranno — o non sapranno — trasmettere.

Esperienze come “Jill Watson” negli USA o i tutor digitali in Italia dimostrano che l’intelligenza artificiale a scuola può potenziare l’apprendimento e personalizzare la didattica. Ma senza cultura, senza etica, senza visione, nessun algoritmo sarà sufficiente.

“L’IA può supportare l’insegnamento, ma non potrà mai sostituire l’insegnante. La dimensione umana dell’educazione è insostituibile.”
— UNESCO, Artificial Intelligence in Education: Challenges and Opportunities, 2021

La tecnologia è pronta. Il vero test, ora, è tutto nostro.

“Non dobbiamo temere l’intelligenza artificiale. Dobbiamo temere l’ignoranza con cui la usiamo.”

Salvatore Giuliano (preside italiano e promotore dell’innovazione digitale, intervista a Il Sole 24 Ore, 2023)

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