Siamo nell’infanzia dell’intelligenza artificiale.
Nonostante la sua velocità di apprendimento sia già sbalorditiva, l’AI è ancora un bambino prodigio: impara tutto, copia, imita, sperimenta. Ma non capisce davvero. E come ogni bambino, ha bisogno di guida, regole e visione.
L’intelligenza artificiale non è nata per crescere come noi. Ha una traiettoria tutta sua. Ed è proprio per questo che serve attenzione.
Ogni giorno, senza accorgercene, l’intelligenza artificiale entra nelle nostre vite: filtra le nostre email, decide cosa vediamo sui social, ci consiglia cosa acquistare, scrive, traduce, riassume, corregge. Ci ascolta, ci osserva, ci studia. E spesso prende decisioni al posto nostro.
Non è un futuro da film: è già presente. L’AI è negli smartphone, nei motori di ricerca, nelle banche, nei negozi online, nelle automobili. Inizia a parlare con noi, ma non perché capisca davvero. Perché impara a imitare, ad adattarsi, a sembrare umana. E ci riesce maledettamente bene.
Ma attenzione: l’intelligenza artificiale non è “intelligente” nel senso umano del termine. Non comprende. Non riflette. Non ha coscienza. Eppure, sarà ovunque.
Chi oggi pensa che l’AI sia solo uno strumento, rischia di sottovalutarla. Non perché sia cattiva o pericolosa, ma perché sta diventando parte dell’infrastruttura stessa del nostro mondo. Come l’elettricità. Non la vedi, ma se manca ti accorgi che non puoi farne a meno.
La vera sfida non è fermare l’intelligenza artificiale. È imparare a usarla. Con criterio. Con visione. Sapendo cosa può fare e cosa no. Sapendo che non è umana, ma può amplificare tutto ciò che è umano: la creatività, l’intuizione, l’emozione, la visione.
Come ogni bambino prodigio, anche l’AI va guidata. Non possiamo lasciarla crescere da sola, senza direzione. Serve etica, consapevolezza, e soprattutto immaginazione. Perché le vere domande non sono tecniche, ma culturali: che tipo di mondo vogliamo costruire con questa nuova intelligenza
“L’Intelligenza Artificiale è un riflesso dell’intelligenza naturale: tanto più potente quanto più capace di mostrarci ciò che siamo, non ciò che temiamo.”
— Jaron Lanier
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